venerdì 26 novembre 2010

RECENSIONE a PLETTRI NELLE MANI DI DIO (di Renzo Montagnoli)

Musica e mito

Sul quartetto di Liverpool sono stati scritti libri a profusione, così che non farebbe notizia questo Plettri nelle mani di Dio se non fosse strutturato in modo particolare, con tanti capitoletti che si possono leggere senza un ordine logico, articoli anche di critica e curiosità, spesso ignote ai più.

Resta il fatto che scrivere di questo complesso, che è senz’altro quello di maggior successo di sempre, non è in ogni caso mai troppo, visto il rilievo che hanno avuto in campo artistico, di fatto influenzando profondamente il mondo della musica leggera nella seconda metà del secolo scorso.

Con il trascorrere del tempo, poi, il mito anziché calare, aumenta vistosamente, complici anche eventi successivi allo scioglimento del quartetto, come l’omicidio di John Lennon o la morte, per malattia, di George Harrison.

Perfezionisti fino all’incredibile, i Beatles inaugurarono un nuovo genere, a base ritmico-melodica, di elevatissima qualità, con canzoni che sono entrate nella storia come Yesterday e Penny Lane. Anche sotto il profilo delle esecuzioni, accanto a un batterista e percussionista come Ringo Star, c’erano le magiche chitarre soliste di John Lennon, George Harrison e Paul McCartney, e non a caso il titolo di questo libro è azzeccato (Plettri nelle mani di Dio, dove il plettro, per chi non lo sapesse, è quel piccolo triangolo di plastica con cui si pizzicano le corde di quegli strumenti).

Barghi e Grasso, pur restando nel filone mitico dei Beatles, forniscono notizie che possono andare oltre la semplice curiosità, indubbiamente interessanti per un patito di questo complesso e in ogni caso eloquentemente significative per quelli (non molti in verità) ne ignorano addirittura l’esistenza.

Si passa così dal primissimo periodo di gavetta, analizzando la trasformazione della loro impronta musicale grazie soprattutto a Lennon, al fortunato incontro con George Martin, che oltre a divenire il produttore di tutti i loro album, grazie alla sua formazione classica, riuscì a tradurre le tantissime idee del quartetto nei famosi arrangiamenti e li supportò, coordinandoli, nella particolare tecnica del suono.

Addirittura ci sono alcune pagine dedicate al famoso basso di Paul McCartney, suonato in modo divino, quasi da farlo diventare voce e strumento.

Insomma, Plettri nelle mani di Dio, è un libro da leggere, magari con il sottofondo musicale dei brani che vengono citati, un’occasione in più per riascoltare o ascoltare per la prima volta musiche veramente immortali.

Renzo Montagnoli

http://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=31&det=7530