venerdì 27 gennaio 2012

Sono passati 45 anni dalla morte di Luigi Tenco (27 gennaio 1967)

Poche vicende hanno simmetricamente diviso l’Italia per così tanto tempo come la tragica fine del cantautore genovese Luigi Tenco. L’annosa dicotomia tra omicidio e suicidio, emersa fin dalle prime ore di quella notte del gennaio 1967, sembra ancora lontana da una soluzione certa. A tal proposito, tra le opere che hanno fatto più discutere c’è un libro, pubblicato dalla casa editrice Tabula Fati nel luglio 2011, che già dal titolo toglie ogni dubbio: “Luigi Tenco. Storia di un omicidio”.

Gli autori. Pasquale Ragone e Nicola Guarneri sono i due giornalisti che si sono lanciati in questa complicata vicenda. I due autori (criminologo il primo, scrittore d’Inchiesta il secondo) hanno scritto un libro a 360 gradi, il primo che tratta unicamente la morte del cantautore genovese. Questi self-made-journalist hanno svolto un lavoro certosino, basato su innumerevoli interviste (la maggior parte inedite) che mantengono uno stile assolutamente colloquiale, utile a far rivivere al lettore le esperienze e i particolari che spesso gli intervistati ripescano dal passato. Gli stralci di queste interviste, riportate interamente in fondo al libro, e un’accurata analisi storico-politica del periodo vanno a formare le due parti in cui si divide l’opera: nella prima si esaminano i motivi che avrebbero portato all’omicidio di Tenco, mentre nella seconda vengono raccolte tutte le prove scientifiche a supporto della tesi omicidiaria, compresa una dettagliata ricostruzione della serata sanremese.

I motivi dell’omicidio. I due autori fondano questa parte del libro sull’intervista a Giovanni Di Stefano, un avvocato di fama mondiale noto ai più per aver difeso nei rispettivi processi il leader serbo Slobodan Milosevic e il dittatore iracheno Saddam Hussein. Di Stefano racconta di un colloquio privato con Mario Moretti, il brigatista che uccise Aldo Moro, nel quale sarebbe venuto a conoscenza del ruolo di Tenco in un tentato golpe in Argentina per spodestare l’allora presidente Arturo Illia. Tenco, che in quanto cantautore era in grado di oltrepassare i confini internazionali senza destare sospetti, sarebbe stato utilizzato dai servizi segreti come informatore. A supporto di tale teoria ci sarebbe anche una dispensa speciale firmata dal Presidente della Repubblica in persona, Giuseppe Saragat, per permettere a Tenco di espatriare nonostante fosse impegnato nel servizio di leva. Guarneri e Ragone setacciano ogni archivio in cerca di prove che confermino la tesi dell’avvocato, come ogni giornalista dovrebbe fare con le proprie fonti. La sensazione, per chi legge, è che effettivamente Tenco sia stato invischiato in un gioco più grande di lui; una volta realizzato il proprio ruolo nella vicenda il cantautore si sarebbe convinto a sporgere una denuncia, motivo per cui sarebbe stato tolto di mezzo.

Le prove scientifiche. Nella seconda parte del libro gli autori si concentrano sulle prove scientifiche, riportando interviste di esperti dei settori più disparati (dalla balistica alla calligrafia). Nonostante le controverse conclusioni a cui giunsero i magistrati in seguito alla riapertura del caso (con la conseguente autopsia) avvenuta nel 2006, sono molti i punti che non quadrerebbero con la tesi suicidiaria, dalla mancanza del segno di Felc alla negatività della prova dello Stub. Particolare attenzione va all’analisi del bossolo: secondo il professor Farneti, autorevole docente di balistica, i segni presenti sullo stesso sarebbero sintomatici dell’uso di un silenziatore, prova inequivocabile che si trattò di un omicidio.

Conclusioni. Il lavoro appare assolutamente esaustivo e convincente. D’altronde sono gli stessi due autori che attraverso le novità descritte nel libro, come la scoperta di alcune fratture ante-mortem sul corpo di Tenco, le analisi balistiche e quelle medico-legali chiederanno la riapertura del caso per omicidio a carico di ignoti. Per mettere la parola fine ad una vicenda che sta per compiere 45 anni.

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