sabato 15 gennaio 2011

INTERVISTA AD ANDREA BARGHI a cura di Lupo Meni

- L.M.: Nel leggere il libro si coglie molto bene la passione degli autori per i Beatles: c’è ben poca timidezza nel rivendicare la loro grandezza di musicisti, pur senza abbandonare un doveroso senso critico. Almeno questa la mia impressione ad una prima lettura.
Ma proprio in virtù di questa passione, che potrebbe rendere il fan una specie di fiume in piena, mi sono chiesto come siete riusciti ad organizzare il vostro lavoro a quattro mani.
Avevate un metodo di lavoro particolare, magari con tanto di litigate chiarificatrici, oppure tutto è si è svolto con maggiore libertà?
E poi: qualche argomento controverso su cui avete dovuto discutere prima della stesura definitiva?


- A. Barghi : Maurizio Grasso l’ho conosciuto nel 1998 per motivi professionali. Mi trovavo a casa sua con mio figlio Nicola che da un anno aveva intrapreso l’attività di musicista. Ci mettiamo a parlare di molte cose e quando si è fatta l'ora si andare via, senza aver accettato la sua proposta, Maurizio fa una domanda a Nicola: Cosa fai nella vita? Nicola: il musicista... ed io: siccome a me piacciono molto i Beatles e da piccolo Nicola li ascoltava dico che il merito è mio. Da quella domanda casuale è nata la nostra collaborazione: Maurizio ci dice che anche lui ha una passione viscerale per i Fab Four, suona con la chitarra, le loro canzoni. Iniziai a raccontagli cosa sapevo su di loro e… facemmo le due del mattino. Lui mi disse che voleva fare un libro sui Beatles e che dovevamo farlo assieme: “anche se non sei uno scrittore a me basta tu scriva quello che mi hai detto questa sera”. E il libro iniziò. Dopo alcuni giorni avevo scritto più di 90 pagine tutte di getto. Gliele mandai e lui mi mandò le sue. Poi estrapolò il titolo da una mia frase, e il libro dopo sei mesi era pronto. Ma a chi proporlo? Nell'attesa di questi 10 anni ognuno di noi separatamente rileggeva e smussava qualcosa; ed infine Maurizio ha fatto il montaggio del tutto mischiando i nostri contributi. Nessuna litigata. Soltanto molte idee che ci hanno stimolato a migliorarlo giorno per giorno: avevamo la stessa lunghezza d'onda.

- L.M.: Le prime pagine del libro raccontano – in prima persona - dei primi ascolti giovanili dei Beatles e di come poi la passione negli anni si sia sempre più approfondita. Immagino che quanto scritto, chiunque di voi due l’abbia fatto, sia comunque esperienza comune.
Lo dico perché nel leggere “Plettri nelle mani di Dio” si capisce come alla base di questo grande amore per la musica del quartetto vi sia anche una buona dose di erudizione, non solo tanti ascolti delle loro canzoni.
Mi chiedevo: prima di dedicarsi in prima persona nelle vesti di scrittore quali sono stati i testi e le biografie che trattavano dei Beatles e che in qualche modo hanno realmente aiutato a capire il fenomeno Beatles?
Una bibliografia ragionata (e apprezzata da Andrea Barghi) tra l’altro potrebbe essere utile anche a noi lettori.


- A. Barghi: La passione per i Beatles a mano a mano che gli anni passavano si è sempre più approfondita, e parlo a nome di tutti e due, perché le loro canzoni crescevano d'importanza, di impegno, di cultura; e noi con loro..
Ho sempre preferito le biografie originali, e tutti i libri di Mark Lewison (peraltro loro biografo ufficiale, il solo e l'unico autorizzato da tutti e quattro. Anzi, diciamo tutti e tre, poiché prima del 1980, l'anno della morte di John, Mark Lewison stava iniziando a comporre la loro biografia e ancora non era stato pubblicato nulla), che cito anche nel libro. E poi la loro monumentale biografia, ma quella è uscita dopo che avevamo scritto il libro nel 2001. Naturalmente mi è capitato di leggere altri libri su i Mitici, ma sono state solo grandi delusioni. Ricordo un libro, molto pubblicizzato che stavo per acquistare anni fa, quando mi venne di girarlo per leggere le note del retro copertina. La frase terminava così: le stupende gesta dei quattro ragazzi di Manchester??!!! ma lo sanno anche i gatti che i Beatles sono tutti di Liverpool e che giocavano da ragazzini in Penny Lane. ( i Rolling Stones sono di Manchester).
Consiglio assolutamente la loro biografia dal titolo “The Beatles Anthology”, edita in 8 lingue. Poi il cofanetto di cinque DVD dal titolo appunto The Beatles Anthology.
Una precisazione: Maurizio Grasso è scrittore. Io no. Se poi ho scritto questo libro non l'ho fatto per vanità o per soldi ( e neanche Maurizio) ma perché oltre ad essere spronato da mio figlio (che - ci tengo a dirlo - è un musicista di talento), avevo voglia di mettere un punto fermo sulle idee che mi ero fatto su di loro e su quello che mi avevano trasmesso le loro liriche. Peraltro se sono approdato alla musica classica è grazie ai Beatles, soprattutto grazie all’album Rubber Soul, dove in canzoni rock vengono utilizzati e con sapienza strumenti classici. Un esempio per tutti: i violini in Yesterday, che si trova sull'album Help! uscito nel maggio del 1965, 5 mesi prima di Rubber Soul, . l'album della svolta e, che cito anche nel libro dicendo che da allora i Beatles producevano "Dipinti Sonori". Ed oggi si assiste a trionfanti violini, trombe esuberanti, tromboni ecc ecc. Ma poi come? Su Eleanor Rigby sorretta da violoncelli ne avevo contati almeno 4 ma poi sono accorto, anche ascoltando molti anni fa un’ intervista a George Harrison su una televisione americana, che in realtà i famosi 4 violoncelli di Eleonor Rigby erano uno solo!!!!

L.M.: “Plettri nelle mani di Dio”, come del resto si evince dal titolo “improvvisi a quattro mani” , rappresenta una sequenza di competenti riflessioni sul tema Beatles ed anche una proposta di argomenti che una persona curiosa ed appassionata magari potrà poi approfondire.
Un esempio tra i tanti: anche la questione del rapporto tra i quattro e la musica “accademica” che sapevo aver avuto negli anni un’evoluzione, mi pare che nel libro, seppur accennati, si arricchisca di elementi poco noti e degni di essere sviluppati, quanto meno nel considerare non solo l’influenza ricevuta ma anche la considerazione e l’effetto indotto dal quartetto nei cosiddetti “accademici”.
In altri termini mi pare che questo approccio fatto di “scorci inusuali” (leggo spudoratamente dalla quarta di copertina) sia fecondo di ulteriori sviluppi e proposte editoriali.
A parte le pubblicazioni di argomento natura, fotografia, su periodici e che vanno avanti da anni, avete già fatto un pensierino per fare un bis nelle vesti di scrittore di libri musicali oppure per il momento questa rappresenta una felice eccezione?


- A. Barghi: Io e Grasso siamo comunque due appassionati di musica ma i Beatles ci hanno "strappato" da qualsiasi altro genere perché nelle loro canzoni, se non tutta, c’è abbondanza di stili - un altro punto di forza dei quattro ragazzi di Liverpool... non ce li vedo mentre sono in studio a cercare di elaborare qualche nuovo brano dire: idea? inventiamo l'hard Rock... ed ecco che subito si sente Helter Skelter... oppure inventiamo l'havy metal e subito ecco le note di Tiket to ride... no, lo avevano dentro!!! Sono precursori anche in questo.
Non credo che scriverò altri libri musicali, ma Plettri non è un libro musicale. Per me è un libro di uomini con note sulla musica. Quindi l'esperienza libro-musicale termina qui! Sugli accademici siamo stati gentili. Potevamo essere più rabbiosi, ma poiché i Beatles nelle loro canzoni hanno inneggiato a Pace e Amore, abbiamo voluto esser buoni!


- L.M.: L’attività di Andrea Barghi, fotografo naturalista, mi risulta che già prima della pubblicazione del libro a quattro mani con Murizio Grasso abbia incrociato il quartetto di Liverpool non negli usuali termini di ascolto musicale. Non mi riferisco perciò a quello che la musica può offrire in termini di gratificazione e formazione personale.
Mi riferisco semmai al fatto che le loro canzoni possano essere state il completamento di iniziative professionali o il leit motiv dell’attività di suo figlio Nicola, compositore e cantante che sappiamo essere devoto beatlesiano.
Ce ne vuole parlare?


- A. Barghi: Prima una precisazione: Non sono fotografo naturalista! Odio le etichette. Mi occupo di fotografia ad ampio raggio e fotografo solo ciò che mi fa battere il cuore. In parole povere, se ne ho voglia e il soggetto mi piace... scatto. Punto. Lavoro con tutti i formati fotografici esistenti e anche in digitale. Mi sono autodefinito “Fotografo di emozioni” (n.d.r. titolo di una pubblicazione – 2005 - di Barghi) e questa è la sola "etichetta" che mi piace.
Ma veniamo ai Beatles. Si, sin dai miei primi audiovisi ho utilizzato spesso musiche dei Beatles e in particolar modo con mio figlio Nicola e la mia compagna Veronica 5-6 anni fa, inventammo la NoOneBand. In Svezia nel giugno del 2006 mio figlio fece una serie di concerti con cover dei Beatles in occasione dell'ampliamento della strada europea E45!
Poi nei concerti di Verona e di Milano, davanti a circa 3000 persone, abbiamo utilizzato prima di ogni canzone una piccola lettura con mie intuizioni personali e con proiezioni di fotografie del quartetto di Liverpool ad opera di Veronica. Insomma fin dal quel maggio del 1965 mi sono dedicato volontariamente alla divulgazione del "verbo" Beatles. Ed alla luce dei fatti avevo visto giusto!

a cura di Lupo Meni

http://www.ciao.it/Plettri_nelle_mani_di_Dio_The_Beatles_Andrea_Barghi_Maurizio_Grasso__Opinione_1258596



Andrea Barghi e Maurizio Grasso
Plettri nelle mani di Dio
Improvvisi a quattro mani sul tema The Beatles
Prefazione di Italo Inglese
Edizioni Tabula Fati
pag. 168, € 12,00
(ISBN-978-88-7475-200-3)

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